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Gianni, Massimiliano, Matteo: due generazioni tre chef a confronto

E’ sempre illuminante ascoltare le storie di chi passa o ha passato la maggior parte della propria vita dietro i fornelli roventi di una cucina, con l’amorevole passione di chi sa che un piatto non è solo tecnica ma anche passione ed equilibrio.

La storia di Gianni, Massimiliano e Matteo Cameli, tre chef e due generazioni sta tutta qui. E non è poco. Per questa settimana il nostro post è dedicato a loro, quelli che da anni deliziano il vostro e il nostro palato con i loro piatti, a cavallo tra la tradizione della cucina tosco-romagnola e la creatività portata dai vari viaggi all’estero e dal tempo passato nelle migliori cucine stellate internazionali.


Dalle Marche a Milano: la storia di Gianni

Gianni è un signore d’altri tempi: sguardo limpido, un sorriso che ti apre il caleidoscopio del suo mondo fatto di tanta, tanta fatica ma anche di tutto ciò che apprende osservando la madre in cucina. Tenta una strada tradizionale in una fabbrica della zona ma il richiamo della cucina vince e così se ne va a Milano e comincia a lavorare come aiuto cuoco in uno dei migliori ristoranti tradizionali meneghini. E da li non si ferma più. Milano gli dà l’esperienza, il senso del gusto, l’estetica, la pratica e….Marisa. La donna che incontra giovanissima a Melegnano e che è la sua inseparabile compagna di vita.

Da Milano a Portico. Sembrerebbe un passo indietro, quasi una rinuncia. E invece è la storia di un’avventura coraggiosa quasi inconsapevole. Un salto nel vuoto senza paracadute che continua ancora oggi. Nel 1980 Marisa, originaria di Portico di Romagna, vede il cartello vendesi su una antica abitazione in centro. Era aperta. Una breve visita e in poco tempo lei e Gianni acquistano lo stabile. Tre anni dopo apre il ristorante Al Vecchio Convento che diventa ben presto un punto di riferimento per tutti i gourmet della zona. Qualche anno dopo nasce l’albergo Diffuso. La cucina di Gianni? Tanta conoscenza delle basi, tempo e amore. Piatto migliore: porcini con il formaggio di fossa.


Massimiliano: come l’acqua per il cioccolato

Si definisce in questo modo, secondo frase idiomatica spagnola "como agua para chocolate" che si riferisce ad una persona in preda alla passione: bollente come l'acqua per fare la cioccolata calda in tazza. Massimiliano cresce nella cucina del padre. Dall’età di tredici anni osserva, assorbe e impara i primi rudimenti che poi perfeziona alla scuola alberghiera. Le basi che poi elaborerà a suo modo nel tempo. Sono gli anni belli della riviera romagnola. I giovani cuochi fanno i commis negli alberghi della riviera romagnola, dove i numeri sono grandi e il lavoro giornaliero molto duro. Anche Massimiliano lavora e si fa esperienza. La sua idea è altra. Studia pasticceria per due anni e va in giro per il mondo, lavorando nei migliori ristoranti stellati internazionali. Riprende l’albero genealogico delle ricette, quelle di suo padre e si concentra su un aspetto che per lui è fondamentale nella cucina: il gusto che deve prevalere sempre.

Un concetto solo apparentemente semplice che è la base di partenza di ogni piatto nuovo che viene creato. L’ispirazione che arriva ogni giorno da qualunque tipo di stimolo visivo o olfattivo, passa attraverso il gusto di Massimiliano che elabora sapendo già quale sarà il risultato finale e come il piatto potrà essere affinato e perfezionato. Un sogno? Vedere crescere una nuova generazione di chef romagnoli che portino avanti la tradizione.


Matteo: estro che parte dalla tradizione

Osmosi. Questa è la parola che definisce le sue prime esperienze nella cucina di suo padre. Una passione che nasce lenta: la scuola alberghiera, gli stage ripetuti alla Frasca di Castrocaro, il viaggio negli Stati Uniti per imparare l’inglese e l’offerta (poi rifiutata) di uno chef a Los Angeles e il rientro a casa. Il percorso del Matteo chef si interrompe. Nasce la scuola di italiano insieme alla sua compagna che lo impegna per tre anni. Ma la passione per la cucina ritorna e anche Matteo ritorna a lavorare nella cucina creativa e laboriosa del Vecchio Convento. La sua filosofia? Trasformare i gusti forti in cibi leggeri. La sua fonte di ispirazione? Il mercato della frutta e verdura: colori, profumi, forme, consistenze.

Incuriositi? Ora non resta che mettere alla prova il vostro palato.

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